venerdì 13 luglio 2012

IL PUGNO A LENDINARA E IL FURGONE DEL CASI

dalla Meta del 11 luglio 2012

di  Francesco Costantino

Il ringraziamento di un rompi scatole ai suoi splendidi compagni di squadra.
Chiedo scusa al diretto interessato ma a Lendinara sono stato io a tirargli un pugno nel raggruppamento. L'arbitro si era stirato e seguiva le azioni da lontano pur di darci la possibilità di chiudere la partita, il malcapitato continuava a entrare lateralmente senza essere sanzionato.
Al secondo avvertimento, mi è partita una pigna. Boato del pubblico (per nulla sparuto) e Annalisa che fa finta di non conoscermi per poi lodare il gesto a fine gara.
Va così, me la sono scelta bella e cattiva.
LA STAGIONE PERFETTA.
Era di un po' che mi girava per la testa queste paginetta. Perché, citando Gigi Delfanti le cose belle devono finire, giusto per lasciarci ricordi piacevoli..
Ho avuto la fortuna, a 35 anni suonati, di trovami al posto giusto nel momento giusto,
Squadra vincente, allenatore saggio e paziente (e pure troppo preparato), gruppo meraviglioso.
Risultato? Quattordici vittorie e zero sconfitte.
Che diventano di più se si sommano anche le amichevoli.
Queste parole valgono come personale ringraziamento a chi mi ha voluto bene in questi mesi.
A chi ha sopportato il mio carattere esuberante e chi ha apprezzato la mia presenza dentro e fuori dal campo
Ho subito anche il "processo", sorta di rito d'iniziazione a base di olio canforato, gogna costruita dai sadici fratelli Avesani e balletto schifosamente sexy del Cenc (che splendido e sfortunato giocatore!).
Non sono mai stato un amante di questi momenti goliardici, forse perché sono uno schifoso individualista o forse perche per me esiste solo il campo. Eppure ho accettato di buon grado tutto perché fa parte di un gruppo vuol dire condividere esperienze comuni e non si può fare più di tanto gli snob.
Anzi, la cosa è praticamente impossibile quando ti trovi di fronte un Casi che ha collezionato più traumi cranici che fidanzate e che, per questo motivo, fa un uso improprio de suo furgone da lavoro.
LA STAGIONE DI MOLTI.
Chi ha avuto, o ha, la fortuna di giocare a rugby vive sensazioni irripetibili che, a ben vedere, risultano tutte uguali anche se declinate in maniera diversa: sbronze colossali, una vittoria particolarmente epica (quella col Valeggio sotto la piogga e con i palloni troppo leggeri...) e quel senso di commovente perfezione che si
crea quando viene formato un cerchio al centro dello spogliatoio prima di entrare in campo. Ho adorato giocare con John, un ragazzo dal cuore grandissimo e dall'attributo altrettanto possente.
Ho riso per le battute fulminanti di Satana e per le improbabili mise del Gaspi. Ho scoperto la timida umanità del Teb e la lucida (e alcolica) follia dello Zardo, il cui fratello è diametralmente all'opposto e piacevolmente affidabile. Ho sopportato e capito le smargiassate di Corso e ho apprezzato l'intelligenza e la piacevolezza
del velista Favetta. La cultura ironica del Pimpi, l'eleganza di Roby e silenzi educati del Montre, la gioia di vivere di Cortina e la selvaggia voglia di rugby di quel campione di Eugenio Trecate.
Mi è piaciuto tutto. Anche quando mi hanno messo in panchina spiegandomi che, nel secondo tempo, avrebbero liberatole belve. Come, appunto, a Lendinara.
Ho annusato culi e mangiato fango con Peter (a cui avrei voluto cedere qualcuno dei miei troppi chili...), ho voluto bene a Mike e ho bevuto di gusto lo splendido vino di Accordini (metto il cognome per
fargli pubblicità!), ho sperato che non uccidessero con un placcaggio Sameera e ho capito la contorta psicologia di Cevese.
Ho trovato geniali, e senza senso, le battute di Mauro e mi sono incazzato per il talento sprecato di Tommy. Così come quello di Utzeri, uno che con un pizzico di serenità in più avrebbe potuto dominare il mondo.
Ho potuto giocare poco con il Ciri e con Danny, ma mi sono entrati comunque nel cuore.
Ho apprezzato l'amore per il rugby del Laziale dallo spiccato talento comunicativo e mi sono
infastidito per le troppe assenze del Boc.
Li ho adorati tutti, compresi i coniugi Magrulli.
Il mio preferito, però, resta il Gigi. Senza tante spiegazioni bastano le sue parole citate all'inizio.
Grazie ragazzi, siete stati commoventi.
Mi rimarrete nel cuore perché la vostra amicizia volerà sempre sulla mediocrità di chi questo sport non lo conosce o ne ha smarrito i valori più veri: onestà e coerenza.
Finale per il mio gentile e ottimo capitano: Wally,
la pecorina non ce l'ho io!

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